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Sr Antonia: Nascosta con Cristo in Dio

fonte: Monastero

La nostra sorella sr Antonia Riva è partita da questa terra per raggiungere il suo sposo celeste. Il giorno dei funerali, nella nostra chiesa gremita di parenti e di amici, mons. Rinaldo Donghi, suo compaesano e amico affezionato, ha pronunciato una bella omelia in cui ha riassunto tutta la vita della nostra sorella.

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All’inizio della celebrazione eucaristica
Siamo qui nella cappella del Monastero di Santa Scolastica attorno all’altare per celebrare l’eucaristia e per pregare per Suor Antonia Riva, prima della sua sepoltura nella tomba del Monastero dove dal 1993 riposa sua sorella Suor Maria Rosaria e le altre Consorelle che l’hanno preceduta. Suor Antonia è morta giovedì scorso, il 14 ottobre, presso l’Istituto Suore Ancelle della Visitazione a Santa Marinella dove era assistita dal 2006. Qui siamo due gruppi: la Madre Abbadessa con le Monache e il folto gruppo dei parenti (tutti i cari nipoti, i pronipoti e altri) che hanno viaggiato tutta la notte per essere presenti in questo momento di dolore ma anche di grande affetto per la loro cara Suor Antonia. Il Signore ci riunisce ora in un’unica comunità che con un cuore solo e un’anima sola offre al Padre il sacrificio di Cristo invocando misericordia per la nostra Suor Antonia e per noi peccatori.

Omelia

La parola del Signore scritta nella Bibbia

La parola del Signore, qui davanti alla bara di Suor Antonia, ci richiama alla vigilanza. «Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà…State pronti» (Mt 24, 42-44). Il tempo passa, la vita terrena ha un termine, la morte arriva senza chiederci il permesso. Suor Antonia è morta all’età di 82 anni, due mesi e tredici giorni. Si potrebbe dire che la sua è stata una vita lunga e quindi la morte un fatto naturale prevedibile. Ma gli affetti che ci legano a lei come consorella della comunità di questo Monastero, come amata zia, come persona cara, ci fanno sentire la sua scomparsa troppo improvvisa, avvenuta troppo presto. La parola del Signore in questa circostanza ci ricorda di non perdere tempo, di vivere una vita buona, una vita sotto la guida del Signore, nella carità reciproca, una vita, in poche parole, sempre pronta per l’incontro con Colui che ci ha preparato un posto in cielo.

Nelle parole di San Paolo (Ef 1, 15-23) troviamo, tra l’altro, l’indicazione di chi può rendere buona la nostra vita: Gesù Cristo. Per mezzo del suo sacrificio di morte e risurrezione, che stiamo celebrando nella Messa, Dio “tutto ha sottomesso ai suoi piedi e lo ha costituito su tutte le cose a capo della Chiesa, la quale è il suo corpo”. Dove c’è Gesù c’è la potenza capace di sconfiggere il male. Con Gesù e nella Chiesa, il nostro pellegrinaggio sulla terra è un cammino sicuro e protetto verso la gloria tra i santi. Per Suor Antonia Gesù è stato il suo tutto. Come si dice comunemente per le religiose, Gesù è stato lo sposo di tutta la sua vita. In questa circostanza rinnoviamo anche noi l’impegno a seguire il Signore e a non lasciarci ingannare dalle cose di questo mondo che ci portano in una direzione contraria al cielo.

La parola del Signore scritta nella vita di Suor Antonia

Il Signore oggi ci parla non solo attraverso questa sua parola scritta nella Bibbia, ci parla anche attraverso la vita di Suor Antonia. Nel 2009, anno della celebrazione del 60° della prima professione religiosa di Suor Antonia, ho avuto occasione di intrattenermi con lei all’Istituto di Santa Marinella e di ascoltare molti ricordi della sua vita.

Suor Antonia ha incontrato e conosciuto il Signore fin dalla sua nascita, avvenuta nella località Belvedere nel comune di Palazzago (Bergamo), l’1 agosto 1928. E’ stata battezzata con i nomi di Lucia Paola nella chiesa dedicata ai Santi Rocco e Sebastiano, nella vicina località di Gromlongo, che a quel tempo dipendeva dalle cure pastorali dei Monaci Benedettini del Monastero di Pontida (Bergamo). E’ cresciuta in una numerosa famiglia cristiana (costituita da otto persone: i genitori e sei tra fratelli e sorelle), ed è stata educata nella fede con la spiritualità benedettina.
All’età di 18 anni è avvenuto l’imprevedibile! Una sua sorella, il 21 novembre 1941 era entrata in questo Monastero di Santa Scolastica e aveva preso il nome di Suor Maria Rosaria. L’1 settembre 1946, accompagnata da suo padre e da un fratello, Suor Antonia venne a trovare la sorella. Mi ha raccontato con commozione che appena entrata in questo Monastero fu presa da una sensazione di gioia, come se fosse entrata in un luogo conosciuto e desiderato da tempo. E poi la Comunità delle Monache le è parsa subito come la sua famiglia. Senza nessun dubbio, senza prendersi un tempo di discernimento vocazionale, si sentì chiamata alla vita monastica in questo Monastero. Era sicura, ma era anche fidanzata. Non fu un problema. Sui due piedi, tolse l’anello di fidanzamento che aveva al dito e lo consegnò alla Madre Abbadessa. Da questo Monastero non uscì più, se non per i ricoveri in ospedale. Non tornò più al suo paese.

Qui ha passato 64 anni della sua vita. Dopo un anno dall’ingresso, il 6 settembre 1947, ha vestito l’abito monacale. Era presente anche il papà Antonio, di cui volle prendere il nome da Religiosa. C’era pure il fratello Angelo. Suor Antonia ricordava il pianto del papà quel giorno, ma anche il sollievo con cui tornò a casa dopo aver visto i luoghi di clausura del Monastero e soprattutto la sua gioia di trovarsi qui. Nel 1949 ha fatto la sua prima professione religiosa e quattro o cinque anni dopo ha emesso la professione perpetua. Suor Antonia ha vissuto la sua consacrazione nella spiritualità di San Benedetto e di Santa Scolastica, seguendo la regola “ora et labora”. La preghiera comune, secondo l’orario benedettino, ha santificato le sue giornate. Suor Antonia era portata al lavoro pesante e manuale della terra e della fattoria del Monastero. Ha lavorato fino a quando le forze glielo hanno permesso e lo ha fatto con animo sempre gioioso. Era il suo modo concreto di servire la Comunità, ad imitazione di Gesù servo. La clausura non le ha svuotato il cuore dell’amore per gli altri. Ha amato anzitutto la sua Comunità. La Madre Abbadessa mi diceva prima dell’inizio della Messa che Suor Antonia ha sempre ricordato, non solo gli onomastici di ciascuna Consorella, cosa abbastanza scontata con un calendario alla mano, ma ricordava le date della professione religiosa di ciascuna. Segno della sua bella sensibilità. Ha anche sempre continuato a seguire con la preghiera e i consigli i suoi cari parenti e gli avvenimenti più importanti della loro vita. Oggi la loro numerosa presenza testimonia questo profondo legame di affetto. Ha seguito con spirito di vicinanza nel ricordo e nella preghiera le sue care parrocchie di Pontida e di Gromlongo, leggendo volentieri i loro bollettini. Come pure seguiva la vita del seminario di Bergamo attraverso il mensile “Alere”. Quando la incontravo, ricordava e assicurava la preghiera anche per le persone di comune conoscenza. Raccoglievo con piacere il ricordo che sempre aveva per mia mamma, che conosceva da quando erano ragazze, frequentavano la stessa chiesa e seguivano al pascolo le mucche o facevano altri lavori dei contadini.

La sua vita in Monastero ha conosciuto anche la sofferenza. Teneva il conto dei ricoveri in ospedali. L’anno scorso mi ha detto che ne aveva collezionati dodici. Poi c’è da aggiungere quello al Gemelli nell’estate scorsa e arriviamo a tredici. Dal febbraio 2006 era ricoverata presso l’Istituto delle Suore Ancelle della Visitazione, a Santa Marinella. La carrozzella era diventata progressivamente il suo unico mezzo per muoversi. Passava il tempo nella preghiera, in letture spirituali. Si teneva in collegamento con la sua Comunità monastica e con i parenti. La Madre Abbadessa la visitava con premura. Fu per lei un momento di grande gioia il poter festeggiare il 60° di professione religiosa il 5 agosto 2009 nel suo Monastero, attorniata dalle Consorelle e da numerosi parenti e conoscenti. In questi ultimi anni non ha mai perso il suo vigore interiore, anche se attraversava momenti in cui sentiva il peso della sofferenza. Cercavo di sostenerla ricordandole che la sofferenza la rendeva più “fortunata” rispetto a noi, perché si trovava ai piedi della croce insieme con Maria e con l’apostolo Giovanni. Un posto di “privilegio” rispetto a chi preferisce stare alla larga dalla sofferenza e quindi da Cristo.

In questi ultimi tempi, mi ha riferito la Madre Abbadessa, era entrata in uno stato interiore di maggiore pace e affidamento. Così Suor Antonia è arrivata, purificata dalla sofferenza, dal suo Sposo celeste, Gesù. Gli avrà senz’altro consegnato la fede (l’anello) del suo amore fedele e contento. Noi abbiamo però una preghiera da fare a Suor Antonia: che continui ad amare i suoi cari nipoti, parenti, le loro famiglie, le care parrocchie di Gromlongo e Pontida; soprattutto che continui ad amare la sua Comunità di Santa Scolastica. Per la sua Comunità le vogliamo chiedere una preghiera speciale perché ci siano vocazioni nuove alla vita monastica di clausura. Tutti questi posti del coro, ora vuoti, si devono riempire di anime elette che cantano le lodi di Dio e pregano per la salvezza del mondo intero, vivendo la regola: “ora et labora”.


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